La cultura antiquaria

“La Porta dell’Onore del serenissimo potentissimo imperatore e re Massimiliano, nella forma che avevano, in tempi antichi, gli archi trionfali innalzati dai romani imperatori nella città di Roma, dei quali alcuni sono spezzati e altri si vedono ancora – da me, Giovanni Stabio, della stessa romana imperiale maestà storiografo e poeta, e stata eretta e divisa in sette parti, come qui appresso e rappresentato e in questo scritto con chiarezza descritto”.

Così Johannes Stabius, nelle battute introduttive della Clavis, il testo posto in calce alla xilografia dell’arco, collega esplicitamente la Porta dell’Onore agli archi trionfali dell’antichità, legando  concettualmente l’ideazione dell’arco alla magnificenza del mondo classico e alla gloria dell’impero romano.

Arco di Settimio Severo, da A. Lafrery, Speculum Romanae Magnificentiae, Roma 1583 (public domain MET New York)

In realtà anche se la Porta dell’Onore  suggerisce al primo sguardo il ricordo degli archi più famosi di Roma, la struttura non imita pedissequamente i modelli classici, ma si muove liberamente in un terreno di evocazione e richiamo alla classicità con un gusto eclettico aperto all’ibridazione di forme, tipico della cultura del nord Italia e della corte asburgica. Gli studiosi hanno citato spesso come modello l’Arco di Settimio Severo, per l’articolazione a tre fornici, ornati di colonne libere su alti piedestalli, un monumento che Pirckheimer aveva studiato fin dal  1495, come attesta un suo schizzo ora al British Museum.

Ma certo doveva essere presente ai creatori della Porta dell’Onore anche il ricorso dell’Arco di Costantino, imperatore che aveva riunito sotto di sé, come Massimiliano I, un impero che era insieme romano e cristiano. Richiami all’arco romano si possono cogliere ad esempio nelle figure degli armigeri poste entro nicchie monumentali, tra i dettagli più chiaramente antiquari dell’intera opera.

Arco di Costantino, in A. Lafrery, Speculum Romanae magnificentiae, Roma 1583 (public domain MET New York)

L’architettura della Porta dell’Onore, concepita da Kolderer, rimane però lontana da un gusto puramente antiquario. Il senso complessivo dell’ideazione, con la lussureggiante presenza delle decorazioni che danno nuova vita ai prospetti architettonici, si collega di più alle libere ricostruzioni diffuse nel Quattrocento in area settentrionale, rispetto ai tentativi più filologici, come quelli sperimentati per esempio da Mantegna e Giuliano da Sangallo.

 

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La cultura antiquaria: approfondimento