La cultura antiquaria **

Sia Kolderer, nella struttura architettonica della Porta dell’Onore, sia Dürer, nella scelta lussureggiante degli ornamenti, hanno voluto riproporre secondo modalità nuove e “germaniche” l’immagine dell’arco trionfale conferendo ai dettagli un grande vitalismo figurativo, naturalistico ma anche simbolico. L’intento celebrativo è ottenuto attraverso la narrazione di imprese belliche e politiche, come negli archi e nelle colonne romani, ma qui grande spazio hanno i corredi genealogici, araldici le serie dei santi, i temi centrali dell’autopromozione di corte. La dimensione dell’antico è vissuta dunque come un modello da cui trarre libera ispirazione. L’evocazione di forme classiche è inserita in un’atmosfera sognata che le rivisita in abbinamenti inediti. La cultura asburgica si trova in sintonia con quanto avveniva nel settentrione d’Italia. Se nel contesto lombardo la ricerca antiquaria indagava in quegli anni le radici romane del territorio, con le sillogi di epigrafiche di Andrea Alciato, la traduzione di Vitruvio di Cesare Cesariano, pur riproponendo fedelmente il testo latino, nelle sue illustrazioni attualizzava l’antico sulla scia dell’ibridismo lombardo. E in ambito veneto si andavano collocando in questo clima le ricostruzioni fantastiche dell’Hypnerotomachia Poliphili, dove i monumenti classici prendevano nuova vita animati da un gusto per i materiali preziosi, la rarità delle lavorazioni, il simbolismo.

 

BIBLIOGRAFIA

 

A. Rovetta, La Porta dell’Onore, la cultura antiquaria, il contesto milanese in Le finzioni del potere. l’Arco trionfale di Albrecht Dürer per Massimiliano I d’Asburgo tra Milano e l’impero, a cura di A. Alberti, R. Carpani, R. Ferro, Milano, Officina Libraria, 2019, pp. 45-55.