“Mi felicito con il nostro Dürer: egli è un artista degno di non morire mai.”
Erasmo da Rotterdam, Lettere a Pirckheimer
Fin dai tempi del suo primo viaggio in Italia Dürer era passato da Innsbruck. I rapporti di lavoro con l’imperatore, tuttavia, prendono avvio solo a partire dal 1512. Massimiliano vuole dare al suo impero un aspetto nuovo, aulico, classicheggiante. Pur non disponendo di grandi mezzi economici, riesce a far convergere a corte i migliori artisti della Germania meridionale. Affiancato dall’architetto Johannes Stabius e dall’incisore Hieronymus Andreae, il maestro assume il coordinamento e la direzione artistica delle enormi serie di stampe celebrative dei fasti imperiali, all’Arco Trionfale fa seguito il Corteo di diciotto carri trionfali, per un totale di 138 fogli montati in sequenza. Con l’aiuto dell’astronomo Erhard Etzlaub realizza due grandi incisioni con il mappamondo e le costellazioni dell’emisfero settentrionale. Oltre a versare al suo artista prediletto i compensi dovuti per i singoli lavori, Massimiliano convince la città di Norimberga a versargli un vitalizio annuale che sarà poi rinnovato dal suo successore. Impegnativo fu il soggiorno ad Augusta nel 1518, in occasione della Dieta a seguito dell’affissione delle 95 tesi di Lutero. Dürer venne invitato a far parte della delegazione di Norimberga. Alle sedute partecipano Massimiliano, Lutero e Federico di Sassonia, da oltre vent’anni mecenate e amico dell’artista. Qui ha l’occasione di ritrarre l’imperatore, che per questo lavoro lo compenserà con 200 fiorini.
L’ARCO TRIONFALE Dürer, avvalendosi della sua bottega e della consulenza iconografica dell’amico Willibald Pirckheimer, sovrintese ai disegni e intervenne personalmente nell’esecuzione di alcune parti. In esso troviamo la grandiosità di Mantegna, che l’artista ammirava tanto, arricchita dalla sua spiccata originalità.