Nella Porta dell’Onore, oltre allo stemma dell’aquila bicipite asburgica, sono raffigurati altri simboli personali di Massimiliano: “le imprese” della melograna, della ruota dentata, il motto “Alt Mass” (tieni la misura) come monito di prudenza, l’onorificenza del Toson d’oro.
La moda delle imprese era al tempo di Massimiliano appena iniziata ed egli fu uno dei primi sovrani ad usare per rappresentare se stesso queste composizioni, che prevedevano la fusione di una immagine simbolica con un motto e venivano usate in armature, cappelli, gioielli ed abiti per scopi amorosi o autorappresentativi.
La melograna
La melagrana è copiosamente distribuita tra le decorazioni vegetali della Porta e il lettore cinquecentesco poteva facilmente riconoscervi la notissima “impresa” di Massimiliano, che con il frutto in mano è raffigurato più volte da Dürer.
Tradizionale segno di abbondanza e fecondità, poi simbolo della Resurrezione cristiana, il frutto è dunque qui da intendersi soprattutto come ritratto emblematico di Massimiliano. Ma nell’Arco al ruolo identitario del simbolo si unisce anche un ulteriore valenza storica: secondo l’opinione di Johann Jacob Fugger Massimiliano adottò la melagrana dopo la conquista di Granada nel 1492 da parte di Ferdinando d’Aragona, come speranza di una successione al trono di Filippo e, dopo la sua morte, del nipote Carlo.
Nella Clavis Stabius propone un’interpretazione diversa, di tipo morale e identifica la melograna come simbolo di sostanza più che di apparenza:
Degli altri due [grifoni] all’esterno, uno è sul lato superiore tiene il melograno, divisa o livrea dell’Imperatore Massimiliano, scelto da sua maestà in gioventù, a significare che, sebbene un melograno esternamente non abbia una forma bella né un profumo dolce, tuttavia internamente è ricco di molta nobile dolcezza e di chicchi succosi: così anche sua Maestà Imperiale si è proposto di piantare e manifestare tale decoro e benevolenza con il tempo, giorno dopo giorno. Del pari, sul lato inferiore della colonna grande, all’esterno, è seduto il quarto grifone, e tiene il motto della Maestà Imperiale: «Tieni misura», che significa: sebbene egli sia stato e sia un Imperatore Potente, un Principe caparbio e valoroso, tuttavia egli ha sempre usato la prudenza di tenere la misura in tutte le cose.
Il testo che cita immediatamente prima la prestigiosa onorificenza del Toson d’oro affianca la melagrana al motto imperiale «Halt Mass». La melagrana nell’Arco predomina nettamente su altre imprese imperiali, come la ruota dentata con rasoi che appare (senza il motto «per tot discrimina rerum» con cui si ritroverà in raccolte successive) nella scena della torre laterale con la caccia di Massimiliano, o i compassi disposti a ruota che si vedono nella scena della gioventù di Massimiliano, allusiva del suo ruolo di costruttore e benefattore.
La ruota dentata
L’impresa della ruota dentata con rasoi sormontata dal globo appare nella scena della torre laterale con la caccia di Massimiliano.
L’impresa è descritta nei Selectorum Symbolorum Heroicorum Centuria Gemina ( 1619) di Salomon Neugebauer: è formata da una mola a sei raggi con il globo dell’impero nella parte superiore e la melograna in quella inferiore. L’immagine è accompagnata dal motto “per tot discrimina rerum” (attraverso tanti momenti critici) derivato dall’Eneide di Virgilio (I, v. 204). Neugebauer spiega che il globo indica l’impero, la ruota, allusiva della ruota della fortuna, simboleggia l’alternarsi delle vicende umane, ma la mola indica che ogni contrarietà e ostacolo è triturato come la mola fa con il grano. I sei raggi rappresentano le sei direzioni del moto dell’uomo, che procede con andamento alternato avanti e indietro, da destra verso sinistra e viceversa.
il Toson d’oro
L’onorificenza del Toson d’oro è raffigurata in molte parti dell’arco. Infatti Massimiliano I poté fregiarsi del simbolo in seguito al matrimonio con Maria di Borgogna, figlia di Filippo il Buono che aveva istituito l’ordine nel 1430. La decorazione è una collana d’oro, composta da acciarini in forma di B intrecciati, alternati con pietre focaie; al centro pende un ariete d’oro, riferimento al vello d’oro e all’impresa mitica degli Argonauti.
Nell’arco fanno riferimento al simbolo non solo le collane di cui si fregiano Massimiliano e il figlio , ma anche la figura dell’ariete, posta in grande evidenza sulla cimasa dei due fornici laterali nella parte superiore dell’Arco, e l’immagine del grifone che tiene nelle grinfie una acciarino da cui fa scaturire il fuoco, presente sopra uno dei pilastri a destra, parte superiore dell’arco.
APPROFONDIMENTI
Le imprese di Massimiliano