Sopra alla Porta centrale (Porta dell’Onore) è la torre che ospita l’albero genealogico (Stammbaum) degli Asburgo: è questa la Seconda Parte dell’Arco nel commento di Stabius. Nella parte superiore di questa fascia centrale, la più larga dell’Arco, sono 22 Vittorie alate che portano in mano corone di alloro. Esse sono disposte in due gruppi al centro dei quali sono due angeli che reggono lo stemma degli Asburgo.
Quasi mediatore tra questo primo piano celeste e quello inferiore, troneggia Massimiliano I, con lo scettro nella destra e il globo nella sinistra. L’imperatore si staglia su uno sfondo che vede in secondo piano rispetto a lui le due aquile di profilo, che tornano nello stemma che copre la parte inferiore della sue gambe, ed in terzo piano una nicchia che suggerisce una lieve profondità prospettica. Ai lati di Massimiliano, su un livello leggermente inferiore, sono due figure femminili, di profilo, entrambe con un melograno in mano: i lati dei troni sui quali siedono sono a loro volta costituiti da stemmi.
Sono di melograno – con il quale tra l’altro Dürer lo raffigurò nel celebre Ritratto oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna – i tralci che guidano la lettura della genealogia dell’Imperatore, che si sviluppa dal basso verso l’alto e culmina nel trono stesso. È Stabius stesso ad offrirci una possibile chiave di lettura allegorica del frutto: «Sebbene un melograno esternamente non abbia una forma bella né un profumo dolce, tuttavia internamente è ricco di molta nobile dolcezza e di chicchi succosi: così anche sua Maestà Imperiale si è proposto di piantare e manifestare tale decoro e benevolenza con il tempo, giorno dopo giorno».
L’importanza che la costruzione della propria genealogia ebbe per l’Imperatore è testimoniata anche dalla volontà di realizzare una grande opera storico-iconografica (la Genealogia di Massimiliano I, 1510-1517), il cui coordinamento venne affidato a Konrad Peutinger e che prevedeva la realizzazione di circa 90 xilografie da parte di Hans Burgkmair. Ulteriore elemento che ci aiuta a comprendere l’estrema importanza di questa Parte dell’Arco è la consapevolezza che questa sia stata la sezione per la quale le matrici lignee delle xilografie furono sottoposte a più cambiamenti negli anni della realizzazione dell’opera. L’Imperatore è rappresentato, inoltre, nell’atto di studiare l’Araldica e la Genealogia in uno dei pannelli della torretta all’estremità destra dell’Arco: si tratta di una delle attività che compongono la Sesta Parte della Clavis, dedicata alle attività più virtuose svolte da Massimiliano nel corso della sua vita.
Il ramo genealogico parte da tre personificazioni, poste immediatamente sopra al fornice centrale: Francia, Sycambria e Troia. Il primo piccolo busto che il ramo poi incontra è quello di Clodoveo, il primo re cristiano dal quale si vuole sottolineare la diretta discendenza: le tre personificazioni che lo precedono illustrano sinteticamente le radici degli Asburgo prima di Clodoveo. Sotto ad ogni busto un’iscrizione e uno stemma aiutano ad identificare i personaggi. Questi sono rappresentati in modo meno dettagliato nella prima parte della serie, e sarebbe probabilmente stato difficile identificarli oggi se non fossero state presenti le brevi iscrizioni.
Il registro stilistico cambia notevolmente nella rappresentazione dei familiari più stretti dell’Imperatore, per la raffigurazione dei quali spesso è possibile rintracciare fonti visive coeve alle quali gli autori dell’Arco certo si ispirarono: è questo il caso, ad esempio, della madre di Massimiliano, Eleonora del Portogallo, la cui raffigurazione è molto vicina ad un ritratto eseguito nella bottega Hans Burgkmair, oggi conosciuto solo attraverso una copia. Degna di nota è l’assenza di Bianca Maria Sforza, figlia di Ludovico il Moro e seconda moglie di Massimiliano, ritratta peraltro in altre genealogie prima della sua morte (1510). Tutta la Genealogia è affiancata da tre file di stemmi su ciascun lato, che illustrano i vari possedimenti degli Asburgo, secondo una tipologia vicina alla decorazione pittorica realizzata da Jörg Kölderer sul Wappenturm di Innsbruck prima del 1499.
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