Pirckheimer e Dürer lavorarono all’ideazione del Mysterium in un ampio lasso di tempo e l’immagine di Massimiliano I circondata dagli animali simbolici è il punto più alto della loro collaborazione figurativa nell’Arco. I due intellettuali cercarono di realizzare una vera e propria frase geroglifica usando un testo molto famoso – gli Hieroglyphica di Orapollo- a cui avevano lavorato per molto tempo.
Pirckheimer aveva infatti ideato il progetto di una nuova edizione dei Hieroglyphica, con la sua traduzione latina e le illustrazioni di Dürer. Sappiamo che nel 1514 l’opera fu consegnata all’imperatore, ma purtroppo essa non vide mai la luce nella forma definitiva di un’edizione a stampa. Il progetto era di grande rilievo per la sua precocità: il testo di Orapollo, dopo la princeps in greco di Aldo Manuzio del 1505, non aveva ancora avuto una traduzione latina a stampa. Rivoluzionaria soprattutto era l’idea di realizzare un testo illustrato, visto che anche il manoscritto originale era privo di immagini.
Alla biblioteca nazionale di Vienna è conservato un codice dei Hieroglyphica (ms.3255), che contiene la traduzione latina di Pirckheimer illustrata da 70 disegni. Le illustrazioni del manoscritto sono fedeli alle composizioni originali del pittore, almeno per quanto si può constatare dal confronto con gli 8 fogli sopravvissuti allo smembramento dell’originale, oggi dispersi tra Londra, Berlino, Norimberga e Milano. Scoperto e pubblicato da Karl Giehow, il manoscritto è considerato oggi dalla maggior parte degli studiosi una copia dell’originale disegnato da Dürer, ma è molto interessante perché in esso ritroviamo gli animali che circondano Massimiliano nell’immagine dell’arco con la spiegazione dei loro significati simbolici. Il codice è visibile integralmente all’indirizzo http://digital.onb.ac.at/RepViewer/viewer.faces?doc=DTL_2855918&order=1&view=SINGLE
Grazie al codice di Vienna possiamo dunque seguire la trasposizione dall’immagine geroglifica al linguaggio verbale. Occorre fare un confronto con il testo di Orapollo, che contiene quasi tutti i simboli raffigurati intorno a Massimiliano I.
Oltre al volume di Orapollo possediamo un’altra operetta di Pirckheimer , nella quale lo studioso ha raccolto una selezione di simboli, che a ben guardare coincidono con i geroglifici presenti nell’immagine del Misterium. L’operetta è stampata, con il titolo Interpretatio quarundam litterarum aegyptiacarum ex Oro Niliaco Bilibaldo Pirckeimero auctore, in una raccolta delle opere di Pirckheimer edita nel 1610 e curata dal filologo Melchior Goldast. Ogni geroglifico è preceduto da un titoletto che restituisce in sintesi il significato del simbolo. Se leggiamo di seguito tutti i titoli essi compongono una frase che restituisce l’immagine ideale di Massimiliano e coincide perfettamente con quella dell’arco:
“Eroe dalla fama eterna e immortale [Geroglifico n. 1, basilisco] nato da antica stirpe[n. 2, fascio di papiri] , principe ottimo[n.3, cane con la stola], coraggiosissimo, fortissimo, vigilantissimo[n. 4, leone], dotato di tutti i beni della natura e erudito egregiamente in tutte le arti e discipline [n.5, rugiada stillante], divino[n. 6, stella] con l’aquila dell’impero romano[n. 7, aquila], signore di gran parte della terra[n. 8, serpente dimezzato]con virtù bellica e somma modestia[n. 9, toro] vinse con una vittoria eccellente[n. 9, sparviero] il potentissimo re francese[n.10, gallo che sta sopra un serpente], cosa che sembrava impossibile a tutti gli uomini [n.11 piedi di un uomo che camminano nell’acqua] .
Confrontando il codice di Vienna con l’immagine di Massimiliano del Misterium, possiamo riconoscere quindi tutti i simboli geroglifici usati.
Ad esempio, il cane con la stola, è presente nel I libro del Hieroglyphicon liber I tradotto in latino da Pirckheimer a c. 49v:
Rudolf Wittkower sottolinea che tutti i geroglifici disegnati da Dürer sono tradotti in forme occidentali, in quanto la ripresa dall’Egitto avviene solo a livello concettuale. Lo stesso accade anche in altre rielaborazioni della fine del Quattrocento, come l’Hypnerotomachia Poliphili (1499), in cui il termine geroglifico è utilizzato soltanto in riferimento all’antico e non presenta alcuna influenza di stilizzazione egizia. Dunque l’immagine di Massimiliano del Misterium poteva essere letta in chiave simbolica soltanto da un osservatore colto che conosceva il testo di Orapollo.
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